|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Squali, grandi predatori.. predati
Gli
squali, soprattutto dopo la diffusione di films che hanno dato una
immagine distorta dei loro comportamenti, sono stati considerati come
dei predatori assassini, alla continua ricerca di cibo, attività che li
porterebbe a nutrirsi di qualsiasi cosa si presenti loro davanti, senza
distinzione alcuna..
Molti aspetti della biologia ed etologia degli squali non sono ancora molto bene conosciuti, soprattutto a causa della difficoltà di studiare questi pesci nel loro ambiente naturale e per il loro comportamento quasi sempre schivo e solitario. Di seguito vengono inseriti alcuni cenni riguardanti la storia evolutiva, le biologia e la morfologia di questi splendidi pesci cartilaginei.. Gli squali, insieme a razze, torpedini e chimere, sono pesci cartilaginei appartenenti alla classe dei condroitti (Chondroichthyes) e sono presenti in tutti i mari del globo, dalla superficie fino a 1500 metri di profondita', dalle calde acque tropicali, ai freddi mari artici ed antartici. Esistono circa 450 specie di squali, con dimensioni che vanno dai soli 24 cm. del gattuccio pigmeo dalla coda a nastro (Eridacnis radcliffei) ai 18 metri circa dello squalo balena (Rhincodon typus), che con queste misure rappresenta anche il più grande pesce fino ad ora conosciuto. (elenco squali) (Nel Mediterraneo sono presenti una cinquantina di specie diverse di squali, tra cui lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) lo squalo toro (Carcharias taurus) lo squalo volpe (Alopias vulpinus) lo squalo mako (Isurus oxyrinchus) lo squalo grigio (Carcharinus plumbeus) la verdesca (Prionace glauca) lo squalo martello comune (Sphyrna zygaena) lo squalo elefante (Cetorhinus maximus).
Gli squali possiedono
gli stessi sensi dell'uomo, più altri due a noi sconosciuti, che sono la
capacità di percepire i campi elettrici e le onde di
pressione diffuse in acqua. Il
corpo degli squali è ricoperto da squame placoidi, chiamate anche
dentelli dermici. Essi hanno la stessa struttura di quelli, di maggiori
dimensioni, che si trovano nelle mandibole. Le squame placoidi, oltre a
costituire una efficace protezione del corpo dello squalo, riducono
anche la resistenza all'acqua marina, migliorando l'idrodinamicita'
dell'animale.
Nelle mandibole degli squali i denti sono disposti in più file, in genere sei, e gli ultimi verso l'interno della bocca sono inclinati, coperti da una piega di tessuto e non ancora completamente sviluppati. Durante la crescita essi sono soggetti ad uno spostamento in avanti per la continua formazione del tessuto gengivale a cui sono collegati. Nel loro avanzamento si raddrizzano progressivamente, a causa della semplice tensione meccanica, finchè non diventano del tutto funzionali. Dopo qualche tempo i denti delle file anteriori sono destinati a cadere, a seguito di rotture traumatiche o spontaneamente e si ritiene che vengano sostituiti singolarmente ogni 8-15 giorni, più frequentemente negli esemplari più giovani. Si ritiene che alcune specie rinnovino un'intera fila di denti alla volta.
Tsunami e barriere coralline..
Il giorno
23 dicembre 2004 a nord delle Isole Macquarie (vicino l’Australia) si
scatena uno dei terremoti più forti che si ricordino nella storia di
quell’angolo del pianeta. La magnitudo è 8,5 della scala Richter, un
valore altissimo e nelle ore successive seguono alcune scosse di
assestamento. Il 26
dicembre infatti un terremoto con epicentro a nord-ovest dell’isola di
Sumatra, nei fondali dell’Oceano Indiano, libera una energia pari a
quella che si avrebbe con l’ esplosione di 20000 bombe atomiche.. Lo tsunami,
dal giapponese “onda del porto”, può essere causato, come in questa
situazione, da un forte terremoto sottomarino che turba e sposta la
colonna d’acqua sovrastante molto violentemente dal basso verso l’alto.
(Zone colpite dallo tsunami. Il punto
rosso indica il probabile punto di partenza delle onde anomale) Tutte le
formazioni coralline di queste zone, le più ricche del globo come
biodiversità (con circa 1700 specie diverse di pesci e 400 di madrepore)
sono state colpite duramente dalla forza distruttrice delle onde e su di
esse si sono riversate grandi quantità di fango, sabbia e rifiuti. Sono ancora
poche, a due mesi dall’evento, le rilevazioni subacquee effettuate per
rendersi conto dello stato della flora e fauna, ma sono risultate subito
evidenti le grandi quantità di sabbia che hanno ricoperto la barriera
corallina..
(Immagini tratte da “Il corriere della
sera”: l’onda anomala raggiunge la costa) Se questa situazione perdurasse diversi mesi le alghe rischierebbero di morire, mettendo in seria difficoltà anche il corallo che con esse vive in simbiosi, ricevendo sostanze organiche importanti per lo sviluppo e per la costruzione della barriera. Una soluzione potrebbe essere quella di organizzare un piano di “pulizia” dei coralli che coinvolga numerosi e volenterosi subacquei facendo tornare letteralmente alla luce queste meraviglie della natura. Si spera inoltre che le forti correnti che sono presenti in molte di queste zone possano ripulire naturalmente la barriera e contribuire al ritorno di una situazione di normalità. La forza
delle onde ha inoltre causato la rottura di molti coralli ramificati,
frane di porzioni di reef (addirittura blocchi di 1-2 m cubi sradicati
dalle pareti) con l’accumulo di essi sui fondali, compresi quelli delle
pass, che in alcune zone hanno diminuito la loro profondità di 2-3
metri!
(Immagini della barriera corallina
colpita dallo tsunami, con ventagli e coralli ramificati spezzati) Le numerose
aree distrutte possono inoltre aver lasciato l’abbondante fauna
tropicale di cui questa area è ricchissima senza rifugio, come per
esempio il pesce pappagallo che è solito utilizzare le cavità tra i
coralli come riparo per la notte. Questo pesce si nutre di alghe che
strappa dalla barriera con il suo becco corneo e le zone dove era solito
nutrirsi potrebbero essere state spazzate via. Quali zone sono state maggiormente colpite dalla violenza dello tsunami? L’area
asiatica ed in particolare le barriere coralline delle isole Andamane e
Nicobare sono state maggiormente raggiunte dalla violenza delle onde
anomale. Qui sono stati osservati numerosissimi cespugli di coralli
ramificati spezzati, cumuli di frammenti, detriti ammassati nei fondali
e porzioni di reef crollati e parzialmente ricoperti di sabbia.. Questi sono gli effetti che l’impatto delle onde anomale ha generato direttamente ed indirettamente sull’ambiente naturale della barriera corallina dell’area asiatica. Quali sono stati invece gli effetti diretti dell’arrivo dello tsunami sulla fauna marina e terrestre? I risultati
delle prime ricerche sembrano sorprendenti. Tutti gli animali che
avevano la possibilità di allontanarsi in fretta lo avrebbero fatto poco
prima dell’arrivo delle onde anomale riducendo le loro perdite a livelli
molto bassi. Per quanto riguarda la fauna marina sicuramente alcuni
pesci, molluschi e crostacei di piccole dimensioni saranno stati
sbattuti con esito mortale sulla barriera ma la maggioranza di essi,
come concordano gli etologi che hanno considerato il caso, avranno
percepito con buon anticipo l’arrivo delle masse d’acqua. Questo grazie
ai loro acutissimi sensi, soprattutto la capacità di captare frequenze
altissime o bassissime che li avrebbe allertati con buon anticipo e
permesso loro di rifugiarsi in acque a profondità sicure. Queste
“informazioni” riguardanti l’arrivo di onde anomale sarebbero poi state
percepite anche dagli animali terrestri, facendoli allontanare in
territori lontani dalle coste ed a maggiori altezze sul livello del
mare. Bibliografa:
- “Tsunami Survey Expedition, Maldivian Coral Reefs,
2 weeks after” Marine Science Group.
L’allarme lanciato lo scorso 26 dicembre 2004, dopo il forte tsunami causato da un terremoto sottomarino di magnitudo 8,5 della scala Richter nell’area del Sud-Est asiatico, viene oggi giudicato eccessivo.
Le barriere coralline infatti, presenti sul pianeta da più di due
miliardi di anni, sembrano aver superato anche questo catastrofico
evento naturale.
Comunque anche in questi siti la barriera ed i suoi abitanti stanno
“reagendo” ed in tempi relativamente brevi questo ambiente dovrebbe
tornare agli antichi splendori.
(pesce farfalla e immagine della barriera corallina)
Nell’ambiente marino ci sono alcuni organismi microscopici, “parenti” stretti delle morbide spugne naturali (Spongia officinalis) con cui i nostri nonni si lavavano, che però presentano caratteristiche completamente diverse da esse.. Trascorrono la loro vita nel perforare, triturare e disgregare tutto ciò sia fatto di carbonato di calcio, in processi che possono durare anni e causare la morte di organismi come Molluschi e madrepore.. stiamo parlando delle SPUGNE PERFORANTI… Le spugne perforanti
sono degli organismi, appartenenti al phylum dei Poriferi, che hanno la
capacità di bucare i substrati carbonatici, minerali e biogenici
presenti nell’ambiente marino. Il corpo della spugna è
sostenuto da un insieme di fibre di collagene, la SPONGINA e da elementi
inorganici, le SPICOLE. Le spicole calcaree sono le più primitive,
mentre quelle silicee sono le più frequenti ed entrambi i tipi, con
dimensioni e forme caratteristiche per ogni specie, sono elementi
fondamentali per il riconoscimento sistematico delle spugne.
Spugna perforante
Clona orientalis: gallerie in una madrepora, scala 4 mm. Gli esemplari di alcune
specie, in condizioni favorevoli, non trovando più lo spazio per scavare
nuove gallerie, proseguono il loro sviluppo all’esterno assumendo la
tipica forma incrostante b. L’azione delle spugne
perforanti, la cui famiglia più importante è quella dei “Clionidi”,
diffusa ampliamente nel Mediterraneo, rappresenta quindi un importante
elemento nei processi di erosione e di produzione di sedimenti. Per avere informazioni sulle spicole il tessuto della spugna viene disciolto in acido nitrico bollente e ciò che rimane viene visto attraverso un microscopio elettronico.E’ in questo momento che l’uomo può osservare un’altra delle innumerevoli magie della natura..
Forme
bellissime, eleganti, bizzarre, una micro-architettura favolosa che
ricorda quella dei cristalli di neve per splendore ed incredibile senso
di fragilità. (anche se in realtà fragili non sono, visto che risultano
indenni dall’azione dell’acido nitrico).
Spicole: dicotrieni
e microrabdi Sono decine i nomi che sono
stati dati alle spicole di varia forma e dimensioni (le dimensioni delle
spicole in immagine vanno dai 5 ai 50 millesimi di mm!). A seconda della
grandezza esse si distinguono in “megasclere” e “microsclere” e qui di
seguito ne vengono descritti alcuni tipi.
Spicole: oxee,
microrabdi tilostilo, anfiaster, La Spongia officinalis la “spugna naturale” usata soprattutto in passato nelle nostre sale da bagno, ha una consistenza elastica e morbida, senza spicole, solo spongina ed è per questo motivo che il contatto con la pelle non crea abrasioni o ferite.
Il corpo delle spugne perforanti è costituito da
due strati, non organizzati in veri tessuti, con interposto uno strato
intermedio; la parete esterna appare tutta perforata ed attraversata da
canali che permettono il passaggio dell’acqua dall’esterno in una cavità
interna, lo “spongocele”, da cui l’acqua fuoriesce attraverso
un’apertura, l’osculo.
Spicole:
oxiaster lisci Effetto dell’azione delle spugne perforanti: L’escavazione del carbonato di calcio da parte delle spugne perforanti è un processo biologico importante nell’ecologia dell’ambiente marino. Nelle acque tropicali e subtropicali le numerose specie di spugne perforanti sono tra i principali agenti (insieme a batteri, alghe, molluschi, echinodermi, pesci, ecc.) nei processi di erosione di substrati calcarei; in particolare nelle barriere coralline le spugne, bilanciando o a volte superando i tassi di calcificazione dei coralli, svolgono una funzione chiave nei procesi evolutivi delle stesse. L’erosione attiva determina la produzione di grandi quantità di fine sedimento calcareo che andrà a costituire le spiagge coralline carbonatiche. L’azione di indebolimento delle strutture coralline, causato dalle camere e dalle gallerie di perforazione, si riflette nei rapporti ecologici tra i coralli delle barriere, modificandoli: le colonie più fragili (perchè attaccate) saranno facilmente spezzate e staccate dagli agenti atmosferici e forse sostituite da altre specie di corallo; le parti superficiali erose potranno essere colonizzate da numerosi organismi.
Anche nei mari temperati come il Mediterraneo la
bioerosione delle spugne perforanti è importante nel rimaneggiamento e
nell’evoluzione della costa, e produce quantità significative di
sedimento sotto forma di frammenti a grana fine. L’attività di
perforazione di queste specie può avere effetti quasi catastrofici con
rilevanti risvolti economici in quelle aree dove viene praticato
l’allevamento di bivalvi (ostriche in particolare) e la pesca al corallo
rosso. Le ostriche attaccate risultano particolarmente fragili e
tendono a spezzarsi quando vengono maneggiate sia durante il consumo,
sia durante le fasi della semina negli allevamenti di ostriche
produttrici di perle.
Conchiglia (Trochus niloticus) attaccata da spugne perforanti
|
Articoli scritti da
Marco
Angelozzi - www.prionace.it
E' assolutamente
vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle
foto presenti in questi articoli, senza il consenso dell'autore