Tsunami e barriere
coralline..
(di Marco Angelozzi) Il giorno
23 dicembre 2004 a nord delle Isole Macquarie (vicino l’Australia) si
scatena uno dei terremoti più forti che si ricordino nella storia di
quell’angolo del pianeta. La magnitudo è 8,5 della scala Richter, un
valore altissimo e nelle ore successive seguono alcune scosse di
assestamento. Il 26
dicembre infatti un terremoto con epicentro a nord-ovest dell’isola di
Sumatra, nei fondali dell’Oceano Indiano, libera una energia pari a
quella che si avrebbe con l’ esplosione di 20000 bombe atomiche.. Lo tsunami,
dal giapponese “onda del porto”, può essere causato, come in questa
situazione, da un forte terremoto sottomarino che turba e sposta la
colonna d’acqua sovrastante molto violentemente dal basso verso l’alto.
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(Zone colpite dallo tsunami. Il punto rosso indica il probabile punto di partenza delle onde anomale)
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(Zone colpite dallo tsunami. Il punto rosso indica il probabile punto di partenza delle onde anomale)
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Tutte le
formazioni coralline di queste zone, le più ricche del globo come
biodiversità (con circa 1700 specie diverse di pesci e 400 di madrepore)
sono state colpite duramente dalla forza distruttrice delle onde e su di
esse si sono riversate grandi quantità di fango, sabbia e rifiuti. Sono ancora
poche, a due mesi dall’evento, le rilevazioni subacquee effettuate per
rendersi conto dello stato della flora e fauna, ma sono risultate subito
evidenti le grandi quantità di sabbia che hanno ricoperto la barriera
corallina..
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(Immagini tratte da “Il corriere della sera”: l’onda anomala raggiunge la costa)
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Se questa situazione perdurasse diversi mesi le alghe rischierebbero di morire, mettendo in seria difficoltà anche il corallo che con esse vive in simbiosi, ricevendo sostanze organiche importanti per lo sviluppo e per la costruzione della barriera. Una soluzione potrebbe essere quella di organizzare un piano di “pulizia” dei coralli che coinvolga numerosi e volenterosi subacquei facendo tornare letteralmente alla luce queste meraviglie della natura. Si spera inoltre che le forti correnti che sono presenti in molte di queste zone possano ripulire naturalmente la barriera e contribuire al ritorno di una situazione di normalità. La forza
delle onde ha inoltre causato la rottura di molti coralli ramificati,
frane di porzioni di reef (addirittura blocchi di 1-2 m cubi sradicati
dalle pareti) con l’accumulo di essi sui fondali, compresi quelli delle
pass, che in alcune zone hanno diminuito la loro profondità di 2-3
metri!
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(Immagini della barriera corallina colpita dallo tsunami, con ventagli e coralli ramificati spezzati)
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Le numerose
aree distrutte possono inoltre aver lasciato l’abbondante fauna
tropicale di cui questa area è ricchissima senza rifugio, come per
esempio il pesce pappagallo che è solito utilizzare le cavità tra i
coralli come riparo per la notte. Questo pesce si nutre di alghe che
strappa dalla barriera con il suo becco corneo e le zone dove era solito
nutrirsi potrebbero essere state spazzate via. Quali zone sono state maggiormente colpite dalla violenza dello tsunami? L’area
asiatica ed in particolare le barriere coralline delle isole Andamane e
Nicobare sono state maggiormente raggiunte dalla violenza delle onde
anomale. Qui sono stati osservati numerosissimi cespugli di coralli
ramificati spezzati, cumuli di frammenti, detriti ammassati nei fondali
e porzioni di reef crollati e parzialmente ricoperti di sabbia.. Questi sono gli effetti che l’impatto delle onde anomale ha generato direttamente ed indirettamente sull’ambiente naturale della barriera corallina dell’area asiatica. Quali sono stati invece gli effetti diretti dell’arrivo dello tsunami sulla fauna marina e terrestre? I risultati
delle prime ricerche sembrano sorprendenti. Tutti gli animali che
avevano la possibilità di allontanarsi in fretta lo avrebbero fatto poco
prima dell’arrivo delle onde anomale riducendo le loro perdite a livelli
molto bassi. Per quanto riguarda la fauna marina sicuramente alcuni
pesci, molluschi e crostacei di piccole dimensioni saranno stati
sbattuti con esito mortale sulla barriera ma la maggioranza di essi,
come concordano gli etologi che hanno considerato il caso, avranno
percepito con buon anticipo l’arrivo delle masse d’acqua. Questo grazie
ai loro acutissimi sensi, soprattutto la capacità di captare frequenze
altissime o bassissime che li avrebbe allertati con buon anticipo e
permesso loro di rifugiarsi in acque a profondità sicure. Queste
“informazioni” riguardanti l’arrivo di onde anomale sarebbero poi state
percepite anche dagli animali terrestri, facendoli allontanare in
territori lontani dalle coste ed a maggiori altezze sul livello del
mare.
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