In questi giorni (8 dicembre 2010) le tranquille ed affollate acque
della località turistica Sharm el Sheikh, nel Mar Rosso egiziano,
sono turbate da una serie di attacchi di squalo nei confronti di
bagnanti e snorkelisti, che fino ad ora hanno causato gravi ferite e
purtroppo un tragico decesso..
Le domande che probabilmente sorgono spontanee in
ognuno di noi, pensando a questi eventi, sono quelle che riguardano il
perché lo squalo possa aver commesso gli attacchi, se è stata una
conseguenza di una situazione particolare e quale specie possa
essersi resa responsabile di queste atrocità..
Ormai la maggior parte di noi è a conoscenza che lo squalo non è quel
terrore dei mari, sempre assetato di sangue, descritto da film come
“Jaws” (“Lo squalo”), ma questo pesce rimane pur sempre un grande
predatore, quasi al vertice della catena alimentare, il cui istinto è
quello di cacciare, di trovare delle potenziali prede per la sua
alimentazione..
Se ad esempio ci si dovesse clamorosamente imbattere in un grande felino
come la tigre o il leone, anche loro grandi predatori e cacciatori,
potenzialmente molto pericolosi per l’uomo, l’incontro non terminerebbe
per forza con un attacco, è una possibilità ma non una certezza..
Squalo tigre (Galeocerdo cuvier)
E’ esattamente quello che succede negli oceani con
gli squali, questi animali non sono nè buoni nè cattivi, seguono
soltanto il loro istinto predatorio e, nonostante l’uomo non rientri
tra le sue prede naturali, attacchi anche mortali possono accadere..
Quasi sempre lo squalo, dopo uno o due morsi di “assaggio”, si allontana
definitivamente dall’uomo, senza divorarlo, poiché trova una scarsa
quantità di grasso ed una abbondante quantità di tessuto muscolare, non
sufficientemente energetico per questo predatore.
Anche durante l’attacco mortale di Sharm el Sheikh
la povera vittima è stata morsa due volte, ma non divorata e il decesso
è avvenuto per dissanguamento..
Non bisogna quindi accusare di crudeltà gli squali o essere favorevoli a
stragi di questi animali, in quanto ciò non avrebbe senso, non
risolverebbe i problemi di eventuali attacchi ed inoltre altererebbe in
modo grave il già delicato e precario equilibrio tra tutte le specie
presenti nei nostri mari..
Dobbiamo inoltre ricordare che ogni anno gli attacchi non provocati di
squalo all’uomo, in tutti i mari del mondo, sono circa una sessantina (gli
attacchi di squalo in Italia e nel mondo), di cui 6-8 mortali, mentre l’uomo ne cattura e uccide
ogni anno circa 100 milioni..
Squalo bianco (Carcharodon carcharias)
Squalo mako (Isurus oxyrinchus)
Quando si parla di attacchi non provocati si
considera che lo squalo non subisca nessuna “provocazione”, che non
venga cioè infastidito o spaventato, oppure attirato con pasture, pesci
morti o agonizzanti o presenza di sangue in acqua.
In queste situazioni infatti si potrebbe scatenare l’istinto predatorio,
già ben presente in essi ed arrivare ad una frenesia alimentare
incontrollata e molto pericolosa.
Sempre tornando agli attacchi di Sharm el Sheikh, come cause scatenati e
“provocatorie”, si parla anche di impoverimento della fauna locale e
soprattutto di presenza in acqua di centinaia di carcasse di animali
morti gettate dall’uomo.. situazioni del genere possono in effetti aver
causato il pericoloso avvicinamento degli squali alle coste ed ai reef
continentali del luogo..
Squalo leuca o zambesi (Carcharhinus
leucas)
Un’altra domanda che può sorgere in noi è quella
relativa alla specie di squalo autore degli attacchi:
è bene sapere prima di tutto che il 50% degli squali non supera il metro
di lunghezza, l'82% non supera i 2 metri, e soltanto il 4% raggiunge
dimensioni superiori ai 4 metri, tali da rappresentare un serio
pericolo.
I cinque squali più pericolosi per l’uomo sono:
1)
SQUALO BIANCO (Carcharodon carcharias)
2) SQUALO TIGRE (Galeocerdo cuvier)
3) SQUALO LEUCA o ZAMBESI (Carcharhinus leucas)
4) SQUALO MAKO (Isurus oxyrinchus)
5) SQUALO LONGIMANO (Carcharhinus longimanus)
(Le schede biologiche e le fotografie sono visibili anche
QUI)
Il probabile autore degli attacchi a Sharm el
Sheikh è lo SQUALO LONGIMANO (Carcharhinus longimanus), un
animale molto potente, poderoso, capace di scatti velocissimi ed
inconfondibile per le sue caratteristiche fisiche.
In passato lo squalo longimano si è reso sicuramente responsabile di un
certo numero di attacchi all’uomo, ma quasi sempre in acque profonde, al
largo, lontano dalle coste e dai reef continentali.
In questo caso però l’animale si sarebbe avvicinato proprio alla costa
per attaccare mortalmente..
La scheda biologica dello squalo longimano, con le caratteristiche
fisiche e comportamentali è visibile qui sotto:
SQUALO LONGIMANO o OCEANICO
DALLE PUNTE NERE
Carcharhinus longimanus
POEY, 1861
Ordine: Carcharhiniformes
Famiglia: Carcharhinidae
Dimensioni medie:
180-200 cm
Dimensioni massime:
può arrivare a 400 cm
Distribuzione: in tutti i mari tropicali e sub-tropicali del
mondo.
Colorazione:
dorso bronzeo-grigio, ventre bianco con una separazione netta ed
irregolare da quella dorsale. Questo squalo è facilmente riconoscibile
dal corpo massiccio e poderoso e dalle pinne pettorali, molto grandi,
arrotondate alle estremità e colorate di bianco, sempre nella parte
terminale. La prima pinna dorsale è grande, arrotondata e termina con
una vistosa macchia bianca. Anche le pinne ventrali e le estremità
superiore e inferiore della pinna caudale presentano una riconoscibile maculazione color bianco. La seconda pinna dorsale e la pinna anale sono
di color grigio scuro-bronzo.
Il muso è arrotondato e gli occhi
relativamente grandi.
Riproduzione:
vivipara placentata.
Rapporti con l'uomo:
considerato uno squalo molto pericoloso per l'uomo.
Valore commerciale:
oggetto di pesca sportiva e commerciale per le grandi pinne. Le
popolazioni di squalo longimano sembrano essere molto diminuite durante
gli ultimi anni.
Denti:
triangolari e seghettati ai margini. I denti dell’arcata superiore sono
più grandi mentre quelli dell’arcata inferiore sono più allungati e
stretti.
Note:
squalo molto potente, curioso e tenace, normalmente nuota in acque
pelagiche, dalla superficie fino a circa 180 m di profondità. Raramente
si avvicina ai reef continentali mentre è più frequente intorno a coste
e reef insulari. Il longimano è spesso circondato da numerosi pesci
pilota, nuota lentamente, sia durante il giorno che durante la notte, ma
è capace di scatti velocissimi. Si nutre di pesci ossei, cefalopodi,
gasteropodi, crostacei, uccelli marini e razze.
Singoli esemplari seguono spesso gruppi di balene che si spostano in
mare aperto.
Questo squalo è potenzialmente molto pericoloso per l’uomo e si è reso
responsabile di un certo numero di attacchi in acque profonde, lontano
dalle coste, soprattutto in caso di naufragi.
Squalo longimano (Carcharhinus
longimanus)
Marco Angelozzi -
www.prionace.it
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