“Mostro favoloso col corpo di capra, testa di leone e coda di serpe, il quale era immagine dei fenomeni vulcanici frequenti nella Licia e che perciò immaginavasi gettar fiamme dalla bocca.”
“Cosa non vera, che pare, ma non esiste come non esiste la mostruosa Chimera..”

Sono queste le definizioni del termine CHIMERA, la prima descrive un mostro mitologico immaginario e l’altra ricorda come questa parola sia sinonimo di qualcosa che non esiste.

Esiste invece nel mondo marino la Chimaera monstrosa che, insieme ad altre 30 specie circa, rappresenta uno dei pesci cartilaginei più curiosi che si conoscano.
La CHIMERA (nome comune della Chimaera monstrosa) è infatti un pesce atipico, in quanto appartiene alla classe dei
Condroitti (Chondroichthyes) ma le sue caratteristiche fisiche ed abitudini si allontanano molto da quelle degli squali e delle razze.

Prima di tutto mancano in questo pesce cartilagineo le squame placoidi che ricoprono i suoi “cugini” squali, infatti la pelle della chimera è completamente nuda. (ad eccezione degli pterigopodi, gli organi copulatori maschili)
Anche le fessure branchiali, rappresentano una particolarità nella chimera, ne è presente infatti soltanto una per ogni lato, coperta con un falso opercolo cutaneo.
La coda non presenta un lobo superiore ed uno inferiore, o la forma di mezzaluna, ma è molto lunga e filamentosa.
La quarta caratteristica che differenzia e rende così particolare la chimera è infine la grande spina velenifera disposta davanti alla prima pinna dorsale. La spina è seghettata nella sola parte posteriore e collegata appunto con una ghiandola velenifera, con la possibilità di infliggere ferite molto dolorose.

Completano la descrizione generale della chimera gli occhi grandi e sporgenti, con una colorazione verdastra, il dorso grigio-argento o grigio-verdastro, il ventre bianco crema ed una lunghezza massima che può superare i 100 cm.
La bocca è piccola, in posizione ventrale, dotata di due piastre dentarie nella mascella superiore e di una in quella inferiore, adatte alla predazione di piccoli invertebrati (crostacei e molluschi) e pesci.
I piccoli pesci di cui si nutre la chimera sono soprattutto le aringhe e da qui nasce il “secondo nome” Re d’aringhe..

Tutte la specie conosciute di chimera sono ovipare, le capsule ovigere hanno una lunghezza media di 15 cm ed un filamento ad una estremità per essere fissate sul fondo. Gli esemplari maschi, come quello che vediamo nella immagine, presentano sul capo una estroflessione a forma di clava, chiamata clasper, che viene utilizzata probabilmente durante l’accoppiamento per tenere ferma la femmina.
Questo pesce così particolare è presente nelle acque dell’Atlantico orientale ed in Mediterraneo (soprattutto nella parte occidentale, in Italia nello Ionio e Tirreno).

Gli occhi sono molto grandi in proporzione al resto del corpo e ciò è spiegabile in quanto la chimera nuota a grandi profondità, oltre 1000 m durante la stagione fredda, mentre arriva ai 100-200 m in quella calda.  Negli ambienti profondi infatti la luminosità è praticamente assente e gli occhi grandi servono a sfruttare anche il più piccolo barlume che arriva dall’alto.. (soltanto durante gli inseguimenti dei banchi di aringhe si porta in prossimità della superficie)

La chimera è considerata di scarsissimo valore commerciale e per questo motivo non viene pescata attivamente dall’uomo, rappresenta una cattura secondaria durante la pesca a strascico..
Una ultima curiosità è il fatto che questi esemplari sembrano adattarsi bene alla vita in acquario, arrivando anche alla riproduzione e deposizione di uova.

 

 

Marco Angelozzi - www.prionace.it

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